222222 Saddest Music in the World is a project conceived in October 2009 as a consequence of a massive land expropriation imposed by the state (Lombardy region) to the land owners and land inhabitants.
The expropriation is a long and painful bureaucratic process that not just takes away forever the natural home of plants animals and humans but also modifies and destroys in a irreversible way the native landscape with all its particular and unique geological aspects. In this transitory environment a group of artists realized a specific project as a manifestation of dissent, as a reaction to an unwanted situation. All the gestures are a “mise en scene” of the relation between man and his environment, the natural and the artificial merge into a series of visions. Each art practice generates ideas and dreams, raises new possibilities for confrontation and the understanding of humans.

THE SADDEST MUSIC IN THE WORLD e' un luogo temporaneo fatto di ambienti suburbani e situazioni relazionali periferiche. Uno spazio ibrido dove il mix di pratiche epressive si inserisce nei luoghi della devastante politica del territorio.

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BAL

I movimenti degli animali, uccelli e degli insetti diverntano il materiale grezzo per le danze. In modo simile bestie immaginarie– o animali che i balinesi non hanno mai visto allo stato selvaggio diventano oggetto di interesse. La danza solistica più difficile a Bali è la Truna Jaya, una danza che rappresenta l’arrivo dell’epoca del Re della Foresta che può variare tra una tigre, un leone o un essere immaginario.






"Sono ancora in vita, pensavo, solo perche' mi sfinisco percorrendo a piedi in lungo e in largo il bosco di roveri - bosco che non esiste piu ormai da centinaia di anni. Tutti i giorni, almeno una volta al giorno, parto da casa per addentrarmi in questo bosco di roveri assolutamente immaginario, distrutto per lasciare spazio alla campagna, e cammino ogni giorno sopra strati e strati di depositi alluvionali. Mi aggiro ogni giorno col solo scopo di mantenermi in vita, per una campagna nebbiosa che non e' altro che il confuso ricordo di una vera campagna, distrutta dalle zone artigianali e residenziali. Mentre penso di inoltrarmi nel bosco, cammino in realta' per strade disgustose, conto i miei passi su infami marciapiedi, quando ci sono, correndo di continuo il rischio di essere investito e schiacciato da una macchina o un camion. Cammino tutti giorni ai bordi di strade fatte apposta per respingere chiunque voglia raggiungerle a piedi. Le nostre strade sono fatte per le macchine, pensavo attraversando il passaggio livello, e risultano inospitali per il camminatore. I bordi delle strade provinciali-ma anche quelle comunali e statali-, pensavo sono ricettacoli di sporcizia, una lunga striscia di sporcizia ai lati della strada, piena di sporcizia e di cadaveri. La strada stessa, a ben guardare, cosa che nessuno ha mai tempo di fare, e' piena di corpi di animali morti. Gatti schiacciati e rischiacciati, topi spiaccicati, uccelli appiattiti, porcospini, a volte persino scoiattoli, una volta persino una volpe. Di continuo sono costretto a fare i conti con questa realta' spaventosa, pensavo. Cammino con gli occhi fissi per terra, ma non basta: nel cono visivo, davanti a me, lateralmente, a destra o a sinistra, entra l'ala di un uccello completamente dispiegata al passaggio di un camion, il corpo inesorabilmente spiaccicato sull'asfalto. Faccio finta di non vederlo. Continuo a camminare. Ancora pochi passi mi dico, e l'uccello l'avrai dimenticato. E cammino, ma non riesco a dimenticare l'uccello. Le ali degli uccelli sono leggerissime, penso camminando, e vedo una strada piena di ali che sbattono inchiodate all'asfalto. Ali di piccione di passero di pettirosso...ali di uccelli notturni, di rapaci...una strada piena di ali che sbattono furiosamente, penso, e cammino. E improvvisamente, alla mia sinistra, ecco un riccio disteso con tutti i suoi aculei. Spine inutili, spine troppo molli, spine che non bucano, spine che si appiattiscono, penso, e mi allontano dal disegno del riccio. Se non e' un riccio sara' magari la carne macinata del topo, e pensero' al topo. Se fosse estate e avesse piovuto il giorno prima, allora sarebbero innumerevoli planimetrie di batraci stampati sull'asfalto: rane disseccate dappertutto penserei. Cadaveri dappertutto penso. Solo i corpi degli umani vengono rimossi con grande velocita', gli altri, se non ingombrano troppo, restano sulla strada. Mi abituero' avevo pensato, prima o poi mi abituero'. Nessuno ci fa caso, mi dicevo, e neanche tu ad un certo punto ci farai piu' caso. Ma non mi sono ancora abituato. Continuo a vederli tutti, questi animali travolti piu o meno volontariamente da automobilisti privi di scrupoli, animali che entrano addirittura a far parte dell'asfalto, che entrano del tutto inconsapevolmente in un processo di stratificazione tramite arrotamento e spiaccicamento. Il traffico, penso, e' una continua piena, una serie di piene quotidiane; un flusso discontinuo di mezzi piu o meno pesanti, ma sempre troppo pesanti, che trasportano uomini che trasportano cose e persone. Per trasportare un solo uomo, pensavo, sono necessarie tonnellate di materiale ferroso che devono trasportare prima di tutto se stesse. Gigantesche masse vengono lanciate a spaventose velocita' lungo le strade, con l'assurda convinzione che, simili masse, a simili velocita', possano veramente essere tenute sotto controllo. L'idea del cosidetto libero movimento delle persone, pensavo camminando, insieme all'idea dell'altrettanto cosidetto libero movimento delle merci, insieme, queste due idee, hanno dato luogo a impensabili distorsioni, hanno dato vita a queste piene che travolgono tutto, e tutto piegano e spezzano e spiaccicano. L'asfalto e' pieno di sangue, penso, l'asfalto e' un materiale contro natura, anzi
contro la natura" I quindicimila passi Vitaliano Trevisan





222222 THE SADDEST MUSIC IN THE WORLD

e' un progetto a cura di Serena Porrati e Francesca Tollardo
per ulterioni informazioni manda una mail a serena.porrati@gmail.com
francesca.sky@libero.it